martedì 24 marzo 2015

Addio dio crudele. Non sembra cogliere il senso. Ma nessuno mai coglierà il frutto proibito. Addio. Parola difficile. Forse impossibile. Permeata com'è di dedica a un nulla che salva il dubbio degli incerti. E pure a cui tutto è sacrificato. A dio... ad io... Senza ritorno. Un dio odio-so... Nel nome del quale si vive e si muore. Si uccide il dio rimosso troppo presente... di un io di terribilità... Bruciare il libro. Dio miseri-cordioso che sei. Se davvero lo sei, è l'ora di un discreto tramonto. Di sui-ci-dio prego ... di affidare alla dimenticanza il piccolo resto dei giorni a venire. Via quel nome, quella maledetta parola che troppo ci rassomiglia, troppo presume di definire il limite di nostra natura... È poco. Troppo poco ancora. Il solo bestemmiarti... di totale rinnegazione... poveri piccoli uomini abbiamo il bisogno di un nulla salvifico fatto di terrore ed abbandono. Di morte certa. Di terra alla terra. Di cenere al vento, di distolta verità. Non prima... non dopo... Non fiat lux... Ma solo di un buio intravisto nei barlumi di una domanda senza risposta. Intrisa di solitudine. Sei troppo sole nel giorno e troppo chiarore di luna di notte. E noi volevamo le piccole stelle, la lontananza, il dubbio d'esistere, di non sapere del prima… del dopo... Volevamo bere la pioggia, non adorarla; temere la folgore e non temerne la divinità. E non profezie... e comandamenti di morte. Noi volevamo... volevamo il dolce amaro succo del tormento di non avere certezza né verità. Sentire quel freddo che ti costringe a cercare tepore in qualche amorevole abbraccio... Dio... a cui non si può credere… né cedere. Non si vuole credere. Te ne preghiamo, sparisci da questo povero inquieto mondo. Vattene e lasciaci raccogliere gli ultimi marci frutti caduti. Lasciali in pace, te ne preghiamo, i piccoli uomini. Morenti e smarriti. Un po’ in pace, di pace, di pace. Di parole e silenzio.

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