venerdì 15 dicembre 2017

ossimori

È l'Occidente che, raggiunto l'apice della propria Civiltà non altro che ossimori sa ormai produrre.


lunedì 6 novembre 2017

Festival Della Mente 2009 - Carlo Sini

mercoledì 16 agosto 2017

Stelle

Da La Repubblica.it :
Da La Stampa.it :
Vaghe stelle dell’Orsa. In Trentino.
Seguono le rituali e ovvie indignazioni del caso. Senza capire e senza nemmeno chiedersi, al di là di ragioni e torti, al di là della leggerezza o anche della eventuale ottusa, forse stupida inutilità con cui qualche pubblico decisore sceglie tra le varie opzioni,  per quali misteriosi motivi e nell’interesse di chi sarebbe stata presa la decisione più impopolare e più condannabile. Dal web in giù.
E le stelle stanno a guardare. In Costa Brava.
Mentre tre bestie si accaniscono con calci e ferocia su un uomo a terra. E nessuno che intervenga. Nessuno che si prenda il rischio e il relativo minimo coraggio di fermare la furia disumana e la viltà. E nessuno a cui prenda un sussulto di indignazione. “In diretta”. Lì. Sul posto. Indifferenti e vili e ignavi tutti davanti all’orrore “finalmente” a portata d’occhi e di mano. Indifferenti alla propria umanità. Riservata magari alla tastiera di uno smartphone. Espressa sui “social” magari nei confronti di un’orsa ammazzata. 
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, lontano dalla mente, lontano dall’anima… lontano lontano nel tempo e nello spazio…
 Stelle lontane. Troppo lontane. Stelle morte. Spente. Cadenti. Già cadute ed accadute

giovedì 10 agosto 2017

La Rabbia Giovane

Sarà anche come dice il commendevole e famoso e fumoso e forse un po’ fuso, prof. Fusaro, marxista per niente internazionalista (proletari di tutti i paesi pensate ai vostri cortili di casa e il restante mondo si fotta, vabbè) che quella in atto è una deportazione di manodopera a basso costo e bla bla bla. E forse quei giovani sudati e furiosi e furenti e parecchio incazzati sono plagiati e attratti dal luccichio (illusorio? finto? ingannatore? mistificatorio? boh ) della nostra bella modernità di occidente-nord, e si stanno facendo prendere dalla frenesia masochista di consegnarsi schiavi pur di prendere parte a questo sontuoso pranzo di gala. Che loro vedono come tale. Che noi vediamo come la cena d’addio celebrativa della nostra ineluttabile decadenza. 
Di certo esibiscono e si portano una “rabbia giovane” che noi abbiamo certamente conosciuto e certamente dimenticato. Di certo, come noi con le nostre istanze di liberazione e di libertà, minacciavamo il quieto vivere dei vecchi barbogi borghesi e dei conformismi di ogni età di 50 anni fa, loro minacciano il nostro, di adesso, quieto vivere. Di certo si trascinano (anche visivamente), insieme alla loro contundente gioventù, anche l’idea davvero poco rassicurante che non vi è niente di ultraterreno ed assoluto che stabilisca chi, come, quando e perché debba goderne o esserne escluso da tutto il bendidio a disposizione dell’intera umanità. Di certo sono cazzi amari per la nostra pretesa di tranquillità. Di certo nel breve/medio periodo (e forse anche nel lungo) li (ci) odieremo sempre di più. Non perché loro lo meritino o noi si sia cattivi: sono solo mondi, culture, spazi, civiltà, interessi, bisogni, visioni del mondo che collidono. Di certo provare a respingerli come fossero cavallette o zecche o bufali non attenuerà la loro rabbia. Di certo siamo all’ennesimo tornante della Storia che non si risolverà né con un “vogliamoci tanto bene” ( tesi decisamente minoritaria) né, tanto meno, con un “ammazziamoli tutti” (tesi cogliona oltre che criminale ma “main stream” ormai, purtroppo). E se è impossibile stabilire se e dove abiti una indiscutibile ragione, di certo, basta il minimo sindacale di ragionevolezza per riconoscere le ragioni. Di tutti. 
Di certo quello che occorrerebbe consisterebbe in un soprassalto di intelligenza lungimirante e lucida. Che comporterebbe una consapevolezza semplice e complicata circa l’essere, l’umanità (l’insieme degli umani e il relativo sentimento) unica e ( non essendo contenibili entro confini stabiliti né le cose che ci uccidono né quelle che ci servono per vivere) interdipendente.
E… vabbè… troppo vasto programma… 
Abbiamo capito, veh.

lunedì 24 luglio 2017

Pensieri mattutini/serotini provvisori intorno ad una pretesa eternità... seguirà...smentita

Mah. Sarebbe oltremodo irritante e snervante un'eterna coscienza. Eterna, poi, a semiretta: un inizio e pure infinita, secondo la direzione del tempo. Infinito presente: essere. Istante per istante in un indefinito gerundio: essendo quel che si è. Mutando continuamente e perdendo il continuum di quell'eterna coscienza. Una mente che, per forza di cose, mente continuamente, e si affida ad un ballerino cervello (se c'è). Dormite, teorici di quello che fugge e che vorreste fissare col vinavil d'infinito, e pensate a dov'era quella vostra eterna coscienza, prima di esserci. Nel limbo delle cose mai nate. Ma veh? Presuntuosi che siete. Le morte cose e le cose mai nate. È lì, pressapoco, dove , si presume si andrà. Dopo il Big Bang sarà il Big Pluff che seguirà. Amen.

L'inferno è la narrazione dell'ego sfrenato

Leggevo anni fa una recensione di Mario Fortunato su L'espresso l'irritazione che gli procurano i racconti personali sulle proprie mirabolanti prestazioni sessuali e sui propri sogni. 
Aggiungerei gli sfinenti racconti di viaggi (ho visto cose, panorami, albe, tramonti, monumenti, chiese, genti, etc ,che tutti abbiamo più che ben presenti, uffa) , le esperienze culinarie (per tacere di quei posticini - imperdibili- dove con un niente si mangia da dio, ma dai, e poi quando da perfetto cretino segui il consiglio ti spellano per una pasta e fagioli con zenzero, beh), gli stessi negozi, di vestiario o tecnologia (generalmente posti in capo al mondo dove "ma quanto hai speso? ma è un furto, ma se mi davi un colpo di telefono"), i racconti dei propri malanni con tanto codicilli sugli infernali iter fatti di liste d'attesa e medici menefreghisti e arraffoni e paramedici maleducati, i ragguagli -new entry- circa i carinissimi antropomorfismi di cani, gatti, criceti, serpenti e "pet" vari, le varie disavventure in tema di traffico o i difficili "rapporti" con la cassiera autistica (del tutto priva di empatia) o, da ultimo, ma non ultimo, il dettagliatissimo rapporto sulla produzione di pomodori fenomeni del orto sociale del soggetto, ottenuta con speciali procedure e tanta dedizione e tanto amore...
Di cosa parlare, allora? Di tutto questo e di tutto il resto ancora ... con un'unica accortezza: monitorare l'abbassamento di palpebra dell'interlocutore, l'occhi che tende a distrarsi, i piccoli impercettibili sbuffi che dalla bocca si dipartono e che, sappiamo, possono provocare una tempesta al largo del golfo di Biscaglia, beh.
#socialnetworkappunto

L'inferno siamo gli altri

Il prossimo è spesso noioso, petulante, invadente, lamentoso e frignone, ha l'alito pesante, gli puzzano le ascelle, è sempre troppo veloce o troppo lento per i nostri ritmi, conosce meglio di altri i nostri limiti, i nostri difetti, le nostre miserie e piccolitudini. Insopportabile.
Il globalismo ci torna così comodo da riservare la nostra stremata empatia ai casi umani più lontani. Siamo compassionevoli verso il mondo intero. Purché lontano. E se ci fosse dato modo con un click di liberarci del nostro prossimo più prossimo non ci pensereremmo neanche un momento.
Fondamentalmente siamo buoni. Ma stronzi.
Felici d'essere fondamentalmente infelici.
Così deve essere l'amore ai tempi della peste..
.

lunedì 8 maggio 2017

I Poveri Sono Matti (e invidiosi)

Da LETTERA43

Che lo insultino, che lo facciano per strada, che lo facciano davanti ai suoi figli, beh è cosa sommamente riprovevole. Che possano essere dei degni rappresentanti della marmaglia grillista (ma anche renzista o salvinista: quei tre pari sono) dedita a smontare ogni cosa da cui possa promanare un vago sentore di “casta” è plausibile. Che lo facciano per invidia (per invidia: come si dimostra con una “causale” tutto il danno fatto in vent’anni di berlusconismo) è magari cosa tutta da provare.
Magari semplicemente ci si stanca degli ometti per tutte le stagioni (non solo televisive). Magari nei tempi confusi che stiamo vivendo (niente più destra e/o sinistra, solo sopra e sotto)  le figurine mainstream che pretendono impartire lezioni di stile, etica, humor e perfino estetica, agli occhi dei loro assidui seguaci hanno perso semplicemente di credibilità. E quando dai loro alti scranni istruiscono il volgo circa le nuove modalità di relazionarsi col mondo, il volgo che si trova, non a destra o a sinistra, ma solo in basso a raccogliere solo gli schizzi degli sputi di tanto mirabile oratoria, il volgo, come è triste tendenza nei tempi confusi che stiamo vivendo, si chiede (e osserva) da quale pulpito… con quello che ne segue.
Magari il volgo si è magari pure leggermente rotto i maroni d’esser preso deliziosamente per il culo da un semplice (e giustamente ben remunerato) piazzista di spazi televisivi. Da lui e da quelli come lui. Il fighetto tartufesco e i suoi bei circoli dell’ovvio, del luogo comune, dell’ultimo modello del nuovo stereotipo. Quello a cui il volgo, invidioso magari, recalcitra ad adeguarsi.
Potrebbe perfino rappresentare (il fastidio per l’ometto, non l’insulto) un soprassalto di noia per questa nuova montante marea di nuovo (vecchissimo) conformismo.
Peggio della post-verità - è assodato - ormai c’è solo la “verità”.

Che è servita.   

domenica 30 aprile 2017

ONG?


In un mondo normale,
e neanche tanto perfetto,
le ONG neanche esisterebbero.
Il loro compito sarebbe svolto dall'ONU.