lunedì 24 luglio 2017

L'inferno è la narrazione dell'ego sfrenato

Leggevo anni fa una recensione di Mario Fortunato su L'espresso l'irritazione che gli procurano i racconti personali sulle proprie mirabolanti prestazioni sessuali e sui propri sogni. 
Aggiungerei gli sfinenti racconti di viaggi (ho visto cose, panorami, albe, tramonti, monumenti, chiese, genti, etc ,che tutti abbiamo più che ben presenti, uffa) , le esperienze culinarie (per tacere di quei posticini - imperdibili- dove con un niente si mangia da dio, ma dai, e poi quando da perfetto cretino segui il consiglio ti spellano per una pasta e fagioli con zenzero, beh), gli stessi negozi, di vestiario o tecnologia (generalmente posti in capo al mondo dove "ma quanto hai speso? ma è un furto, ma se mi davi un colpo di telefono"), i racconti dei propri malanni con tanto codicilli sugli infernali iter fatti di liste d'attesa e medici menefreghisti e arraffoni e paramedici maleducati, i ragguagli -new entry- circa i carinissimi antropomorfismi di cani, gatti, criceti, serpenti e "pet" vari, le varie disavventure in tema di traffico o i difficili "rapporti" con la cassiera autistica (del tutto priva di empatia) o, da ultimo, ma non ultimo, il dettagliatissimo rapporto sulla produzione di pomodori fenomeni del orto sociale del soggetto, ottenuta con speciali procedure e tanta dedizione e tanto amore...
Di cosa parlare, allora? Di tutto questo e di tutto il resto ancora ... con un'unica accortezza: monitorare l'abbassamento di palpebra dell'interlocutore, l'occhi che tende a distrarsi, i piccoli impercettibili sbuffi che dalla bocca si dipartono e che, sappiamo, possono provocare una tempesta al largo del golfo di Biscaglia, beh.
#socialnetworkappunto

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